La pagina del programma europeo Urban Innovative Actions dedica un articolo alle attività di partecipazione attiva degli adolescenti ai processi di rinnovamento dei quartieri realizzata da Energie Sociali nella 3^ Circoscrizione di Verona all'interno del progetto europeo S.T.E.P.S. (Shared Time Enhances People Solidarity).
Riportiamo la traduzione in italiano che potete trovare in inglese sul sito di UIA a questo link: https://uia-initiative.eu/en/news/empowering-youth-through-microregeneration-activities
Negli ultimi due anni il progetto STEPS ha promosso la partecipazione attiva degli adolescenti ai processi di rinnovamento dei quartieri. Gli sforzi mirano a rafforzare il senso di appartenenza dei giovani alla comunità, frenare la solitudine e ripristinare i legami sociali in spazi fisici dedicati.
La tecnologia e la comunicazione online giocano un ruolo significativo nella vita quotidiana degli adolescenti. Lo spostamento delle relazioni sociali dalla sfera fisica a quella virtuale avviene più che frequentemente, con ripercussioni sullo sviluppo delle competenze dei giovani, sui processi di esperienza e apprendimento in tempo reale. Il considerevole tempo trascorso online ha alterato l'interazione sociale faccia a faccia, portando a eventi di mancanza di fiducia in se stessi, isolamento o solitudine.
Per contrastare la tendenza generale e coinvolgere i giovani nel processo di esplorazione e rimodellamento dei quartieri in cui vivono, dal 2021 il progetto STEPS ha promosso la collaborazione con l'iniziativa locale “Ci sto? Affare fatica” nella terza circoscrizione di Verona. L'iniziativa promuove attività settimanali dedicate alla microrigenerazione urbana, che si svolgono principalmente durante le vacanze estive, ma anche durante l'anno accademico. Ad oggi ha visto la partecipazione di 265 ragazzi (età 14-19 anni) e 26 tutor, realizzando circa 4.634 ore di volontariato per la cura e la valorizzazione dei beni comuni dislocati in più territori del terzo distretto.
Il protagonismo giovanile in queste attività di microrigenerazione segue un duplice approccio: un primo insieme di attività si avvale delle mappe fisiche come strumenti per esplorare il territorio e individuarne i bisogni concreti dal punto di vista dei giovani. Quindi, in un processo di co-creazione, i partecipanti fanno un brainstorming su come ridisegnare le aree di intervento, rendendole più friendly per i giovani e socialmente sostenibili. Le sessioni pratiche, invece, vedono i gruppi impegnati a realizzare il cambiamento, attraverso attività di espressione artistica (murales, creative ground painting), campagne di pulizia, giardinaggio e manutenzione di arredi pubblici in legno collocati in spazi pubblici e/o scolastici.
La convinzione condivisa è che la rigenerazione urbana debba partire dai giovani, che poi fruiranno di quegli spazi. L'avvicinamento di diverse aree pubbliche in degrado attraverso una prospettiva creativa è servito come fonte di sviluppo urbano e come stimolo per la co-immaginazione degli adolescenti, combinando di conseguenza un massimo effetto con un minimo costo di trasformazione. Ne è un esempio il murale che riflette un mazzo di fiori dipinto con i colori della bandiera nazionale, sulla parete frontale del liceo “Istituto San Micheli”, contributo simbolico dei ragazzi alla comunità, che si è trasformato in un nuovo punto di riferimento per la zona di Borgo Nuovo.
“Proporre attività simili permette alle persone di fare qualcosa di utile e allo stesso tempo stare insieme”, dichiara Elena, una partecipante di 15 anni. Questa esperienza ha dimostrato che inizialmente c'era un forte attaccamento dei partecipanti ai dispositivi digitali e poca propensione a uscire della propria zona di comfort, che nel tempo si è trasformata in un forte spirito di squadra e di socializzazione. Stabilire nuove amicizie è uno dei motivi principali della partecipazione dei ragazzi, seguito dall'incentivo di avere anche un amico presente. “Incontri persone nuove e non stai a casa da solo tutto il giorno”, suggerisce Matteo (16 anni).
Quando è stato chiesto, i partecipanti hanno riconosciuto di aver vissuto alcuni sentimenti di isolamento, quindi quest'estate si è svolto un laboratorio dedicato alla solitudine accanto a quello sulla micro-rigenerazione urbana. Questa esperienza pratica ha dimostrato che, nonostante la loro età, gli adolescenti hanno molto da raccontare sulla solitudine, sia dal punto di vista personale che teorico. I risultati di un sondaggio diffuso nei mesi di giugno-luglio 2022 tra tutti i partecipanti a “Ci sto?” ha mostrato che quasi 1 intervistato su 3 si sente poco estroverso e amichevole, mentre 3 su 10 non si sentono a proprio agio con le persone che lo circondano. La casa, gli amici e la scuola sono stati segnalati come "luoghi sicuri" in cui sperimentano meno solitudine. Sebbene non rappresentativa, l'indagine è servita a riflettere su come l'iniziativa di microrigenerazione possa trasformarsi in uno strumento per contrastare la solitudine giovanile.
Un antidoto è sicuramente l'opportunità di costruire ponti con i coetanei e lavorare in team verso un obiettivo comune. Secondo Marco (14 anni), “organizzare attività ricreative dopo aver rigenerato un dato spazio [permette] di vivere ancora di più il quartiere”. Nel complesso, tali esperienze pratiche contribuiscono a un processo virtuoso di risposta ai bisogni di connessione umana della Generazione Z, rompendo l'isolamento, ripristinando i legami sociali e incoraggiando interazioni e legami con le comunità locali.