L'esperienza di Cohousing di Anastasia
Verona

Quando ho letto il bando del progetto Co-Housing era tagliato talmente bene sulle mie esigenze che pensavo già o che sarebbe venuto fuori un requisito che non avevo o che non ci sarebbe stato posto per me. 

Avevo anche dei dubbi in merito: a chi mi stavo rimettendo dato che non avrei avuto un vero e proprio contratto d'affitto ma avrei interagito con Energie Sociali? Che "padroni di casa" sarebbero stati? Che coinquilini avrei avuto? Una volta finito il progetto sarei riuscita ad avere una situazione tale da poter restare indipendente e non tornare a casa dei miei genitori?
Stavo per finire uno stage e la prospettiva era un contratto determinato di qualche mese ma ho voluto "rischiare" lo stesso perchè la mia priorità era poter avere un posto mio per cui sarei stata disposta a mettere via dei soldi e cercarmi un lavoro qualsiasi per mantenerlo. 
 
Inizierà ora un elenco volto a dare risposta a questi dubbi esistenziali che si sono rivelati poi mero spreco di energie per la mia testa: 
  • nell'arco del progetto la nostra casa è stata punto fermo per molti ritrovi e feste, dalle cene con ES che con fiducia si è approcciata alla nostra cucina e al fatto che non sempre c'erano sedie a sufficienza, alle feste di capodanno tema unicorno, alle serate film con gli amici degli amici dei co housers. Siamo rimasti chiusi fuori, salvati da vicini e operatori della cooperativa, abbiamo partecipato alle riunioni, siamo stati liberi di dire quello che volevamo, andarcene, restare, incazzarci e mettere il muso. 

Siamo sopravvissuti tutti (giuro) alla convivenza, alcuni sono rimasti il tempo di qualche mese, altri sono ancora in appartamento insieme. Ci siamo anche rimproverati, abbiamo seguito un programma pulizie paramilitare e alla fine ci siamo assestati ognuno con le sue manie più strane e inconfessabili. Ma siamo vivi e vegeti e forse siamo più zen e soprattutto se ce lo chiedete abbiamo tante cose buffe da raccontare gli uni degli altri. 

Sono tornata a casa dai miei "vecchi"? No, anche se so che mio padre un po' ci sperava. L'avere una base stabile a Verona mi ha dato la possibilità di essere più disponibile sul posto di lavoro, di poter avere dei ritmi rilassati poichè la distanza casa-lavoro era breve, di poter confrontarmi con chi in cooperativa seguiva l'aspetto lavorativo dei co housers. Ho avuto una proroga del tempo determinato e poi un contratto a tempo indeterminato.
 
Probabilmente sarei arrivata allo stesso "traguardo" di casa e lavoro da sola ma far parte del progetto Cohousing ha sicuramente accelerato i tempi, mi ha dato una rete di supporto e un sacco di aneddoti da raccontare.